Il cuore pulsante della Roma antica
Ostia è stata, per secoli, il baluardo logistico della Roma repubblicana in espansione e poi della metropoli imperiale che divorava enormi risorse. Eppure, questo ruolo è appena accennato sui manuali di storia, mentre è studiato sia in campo archeologico che in quello urbanistico, con particolare riferimento al suo modello portuale e di gestione dei traffici commerciali. Alcuni cenni consentono d'intuirne l'importanza e, forse, di suscitare uno sguardo curioso sull'organizzazione del mondo antico.
Nasce come “castrum” e diviene rapidamente l’avamposto dei traffici commerciali marittimi di Roma.
In questo ruolo, rappresenta l'area urbana strategica per l’espansione della Roma repubblicana fin dal IV secolo a.C. e non di meno della Roma imperiale.
Ostia rimane, a lungo, imprescindibile per la capitale del Mediterraneo antico.
Il momento di culmine della propria dinamica presenza come porto commerciale e militare a ridosso di un’ansa del Tevere e prospicente la costa tirrenica, lo si può indicare nell’età di Augusto: in quegli anni, il suo sviluppo urbano è organicamente funzionale e risente dei caratteri di un’antropizzazione ordinata, lungo la via principale che funge da riferimento per l'insediamento e lo sviluppo di edifici commerciali, pubblici e privati.
Tuttavia, già nel I secolo d.C. si avverte per Ostia la necessità di ridefinirne la capacità logistica, per l’enorme concentrazione dei traffici e l’esigenza di un bacino portuale sempre più ampio, indispensabile anche a fronteggiare la repentina trasformazione del litorale e risolvere gli annosi problemi d’insabbiamento.
Si trattava dell'effetto critico di una conoscenza non sempre efficace relativa ai flussi marini, in un’area che probabilmente risentiva dell’alterazione artificiale provocata anche dal porto fluviale: oggi sappiamo che esiste una connessione diretta nell’equilibrio, sempre molto precario e delicato, tra l’azione distributrice delle correnti e il ripascimento della battigia con i materiali depositati dal fiume alla sua foce.
Questa condizione, unita all’esigenza di determinare l’ampliamento delle attività marittime per le quali l’antico porto fluviale risultava insufficiente, farà individuare una soluzione efficace nella costruzione, a nord della foce del Tevere e a nord di Ostia stessa, di un porto marittimo.
La realizzazione verrà avviata sotto l’imperatore Claudio nel 42 d.C. e completata sotto Nerone nel 64 d.C., divenendo essenziale elemento intermodale assieme al porto marittimo di Pozzuoli, per gli approvvigionamenti e i traffici provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo.
Il porto di Claudio, esteso per 150 ettari circa, collegato al porto fluviale dalle “fossae” - due canali artificiali che consentivano il trasbordo delle merci su imbarcazioni più piccole capaci di navigare sul Tevere fino a Roma - risentiva tuttavia di profonde criticità legate, anche in questo caso, all’insabbiamento dell’imboccatura e del bacino, con effetti ovviamente disastrosi sulla praticabilità per carenaggi marittimi di notevole stazza.
Di qui, l'influenza sulla decisione di realizzare, a meno di mezzo secolo dal primo intervento, un nuovo bacino portuale, scavandolo ancora più all’interno della terraferma: nacque così il cosiddetto "porto di Traiano" realizzato intorno al 112 d.C. da Apollodoro di Damasco.
Si trattava di un bacino ottagonale di 358 metri per ogni lato, per una superficie di 33 ettari, al riparo dai flussi meteomarini che richiedevano, come già accennato, conoscenze specialistiche molto avanzate, probabilmente sconosciute in quella frazione di tempo antico, come lo sono, in parte, anche oggi. E del resto, la costruzione di un porto rimane tutt'ora, davvero, una grande avventura dell’architettura e dell’ingegneria.
Naturalmente, il nuovo bacino d’ormeggio sfruttava i collegamenti già realizzati con il porto fluviale, ma subiva la necessità di continui dragaggi all’imboccatura del vecchio bacino marittimo abbandonato di Claudio, che ne rimaneva la fragile porta d’accesso.
Per riflesso, la città risentiva di questi atti modificativi della “core zone” logistica e, di conseguenza, della “buffer zone” adiacente che ormai, fin dall’epoca augustea, si giovava di un ampio sviluppo urbano connesso all’accrescimento dei traffici e alla presenza di moltitudini dalla varia matrice culturale.
D’altra parte, intorno alla “core zone” portuale claudio-traianea si era venuto formando un nuovo centro urbano che sarà, "nomen omen", la città di "Portus".
Questa era collegata al Tevere per mezzo di un canale artificiale, la cosiddetta "Fossa Traiana", oggi conosciuta come canale di Fiumicino.
Nel porto, un complesso sistema logistico gravitava intorno ai grandi magazzini Traianei e Severiani utilizzati per l'enorme stoccaggio e distribuzione delle merci, collocati dirimpetto ai punti di ormeggio e preceduti dagli ampi portici.
Dunque, Ostia rimane il centro di gravità dei traffici e del commercio ma non si espande al di là della riva sinistra del Tevere, che per essa rappresenta il polo gestionale, costituendo la propria identità di realtà storica come funzionale a quest’antica e imprescindibile destinazione.
D’altra parte, Ostia si rivela nelle sue rovine: la città comincia a declinare fin dal III secolo e poi definitivamente del IV, subisce nel VI secolo gli effetti della devastante guerra greco-gotica, nel IX secolo è saccheggiata dai pirati saraceni e nel 1557 dovette subire anche la piena del Tevere che ne deviò il corso, contribuendo ad alcuni fattori di degrado di porzioni del territorio urbano direttamente dipendenti dal disegno originario del fiume, come nel caso del castello edificato da Giulio II della Rovere quando era vescovo di Ostia.
Eppure, fino ai secoli in cui s’iscrive il suo declino (che è ovviamente legato anche alle sorti della Roma imperiale), Ostia rimane un centro molto ben costituito per l’accoglienza, con le Terme del Foro che vantano ben venticinque impianti, il Teatro e il grande piazzale delle Corporazioni, il Mitreo, il Capitolium, fino ai secoli del declino tra il IV ed il V d.C. durante i quali lo sviluppo dell'edilizia privata e delle basiliche cristiane (ne è stata individuata una a due navate nell’area delle terme, ma è incerto l’uso originario) segna una diversa identità dell’area urbana, da tempo oggetto di studi e ricerche archeologiche di notevole interesse.
Ecco il quadro d'insieme: un modello di studio dell'antichità osservato dal versante dei processi organizzativi, della razionale visione logistica che fa da corollario indispensabile alla grandezza della "Caput Mundi" e della sua complessità di gestione.
Per questa via si spiega anche il progressivo declino di Roma man mano che le risorse per mantenere efficiente il sistema portuale e il suo collegamento fluviale vengono meno.
E si comprende come la piccola e dimenticata Ostia e il suo hinterland nel quale spicca Fiumicino, sia stata, all'ombra del suo incessante, secolare brulichio di traffici, il cuore pulsante della magnificenza ineguagliata di un impero che fu il centro del mondo.
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