L'energia rivelata
Mi capita d'incrociare, per disegni inaspettati della sorte, artisti dei quali avevo sentito solo un vago cenno. E quando accade che questi si rivelino intensi come Antonella Di Renzo, l'effetto è assai piacevole perchè si combina, efficacemente, con la curiosità fissata nello sguardo sulla tela. Così, per emendare la mancanza, ho approfondito la sua espressione artistica, lasciando libero sfogo alla "cupiditas" del critico, desideroso di vedere e soprattutto di capire il senso della ricerca pittorica di quest'artista calabrese e vibonese.
Vitalissima.
Sorridente.
Entusiasta.
Emozionata.
Accogliente.
Cinque aggettivi per descrivere un'artista davvero particolare.
Si tratta di Antonella Di Renzo e della piacevole scoperta di una pittura che le somiglia nell'intensità del gesto, nella vividezza che le si legge negli occhi, nel corpo che usa quasi come in una coinvolgente "performance" danzante.
Direi che pensa e si muove come dipinge.
E si esprime nel linguaggio parlato con il medesimo temperamento della sua espressione artistica.
Una sorta d'introiezione tra l'artista e l'opera.
Nella mia personale concezione del fare artistico, direi che è l'opera, frutto dell'abisso nel quale si rifugia la creatività, ad aver creato un riflesso nella persona: come se ogni oggetto pittorico incidesse sul carattere e sul pensiero di quest'artista che mostra di amare visceralmente le sue tele.
Il suo modo di fare arte è avventuroso.
Volutamente si misura con una forma di ricerca che sembra avere uno scopo molto preciso: cogliere la forma dell'energia.
Per lei, l'energia è "verità".
Ecco come si esprime:
«L’energia delle mie mani plasma i colori, diffondendoli sulla tela. Una sensazione magica mi pervade e, in questo momento particolare della mia vita dipingo su tele grandi, stese sul pavimento; spazio con gli acrilici, m’immergo nel colore con i polpastrelli, setole e manico dei pennelli, cammino sui colori dell’Universo a piedi nudi»
Si potrebbe dire che la sostanza della materia si rivela nella sua scomposizione, nel suo dissolversi strappandole la maschera della forma compatta che non è il suo volto reale.
Questo è ben più profondo, racchiuso in quell'energia che crea la massa e la tiene stretta.
Fino a quando una forza esplosiva non la frantumi liberandola dai vincoli della gravità.
Così, la materia riprende la sua leggerezza originaria e invade lo spazio, lo colora di luminosità, lo percorre senza sosta come impazzita per la felicità.
Le tele di Antonella Di Renzo sono queste immagini di parola, tra la potenza del colore e la suggestione del movimento, gli sfondi anch'essi dinamici e i materiali che sorgono in rilievo come fossero corpi in espansione.
E che la tela le stia stretta lo dimostra anche la sua propensione per le forme plastiche.
Tuttavia, mai dimentiche dello spirito di ricerca che sembra affondare a piene mani nella struttura per decostruirla quasi dall'interno.
Si tratta di un'esplorazione "nietzschiana", una sorta di applicazione artistica della cosiddetta "Scuola del sospetto" che Paul Ricœur attribuì a tre figure centrali nella storia del pensiero occidentale contemporaneo: per l'appunto Nietzsche, in buona compagnia di Marx e di Freud.
Ma mentre questi ultimi, in fondo alla loro "decostruzione" ponevano una possibilità di conoscenza, in Nietzsche questa prospettiva veniva meno come caduta plausibile, razionale, di ogni fondamento.
Come se esistesse sempre un "oltre" irraggiungibile.
Del resto, scriveva il citato Ricœur:
«La riflessione è l’appropriazione del nostro sforzo per esistere e del nostro desiderio d’essere, attraverso le opere che testimoniano di questo sforzo e di questo desiderio. Per questo motivo la riflessione è più di una semplice critica del giudizio morale; anteriormente a ogni critica del giudizio, essa riflette su quell'atto di esistere da noi dispiegato nello sforzo e nel desiderio.»
L'artista ne è consapevole.
Ma non è soddisfatta: tende ad avvicinarsi alla soglia.
Anzi, vuole.
Non a caso, il titolo di una delle sue tele è "Voglio".
Un atto perentorio: vada come vada, il "folle volo" evocato dall'Ulisse dantesco, le appartiene.
«e volta nostra poppa nel mattino,
dei remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.»Divina Commedia - Inferno – Canto XXVI – vv.124 -126
Dante Alighieri
La follia della "cupiditas sciendi" è parte del pensiero artistico.
Ma nel verso dell'intuizione del mondo nascosto, della percezione della sua natura, della connessione inestricabile tra il corpo e il pensiero, tra il corpo e l'atto creativo, tra il corpo che dissoda con forza la materia imponendole lo svelamento e il corpo che è plasmato dall'energia sprigionata nell'impatto.
Le parole di Antonella Di Renzo me ne danno la conferma:
«Nella mia espressione pittorica svelo il mistero della Coscienza Cosmica, in un mondo Olografico, la sensibilità con cui mi collego alla “Fisica Dei Quanti” svelando un Universo di Energie Sottili.»
L'energia fluttua, l'energia non ha regole.
Oppure, l'energia possiede le regole del caos, nonostante queste siano ancora sconosciute nella loro apprezzabilità scientifica, ancora avvolte nell'universo dell'indeterminatezza.
Ciò nonostante, i nuovi paradigmi della scienza, l'archiviazione della fisica newtoniana in favore degli sviluppi discendenti dalla fisica quantistica, da Boltzmann fino ad Heisenberg e alla relazione indissolubile tra ordine e disordine, hanno prodotto una tale mole di evidenze che nulla può ritenersi reversibile nella spiegazione dei fenomeni dell'esserci.
Tutto è davvero possibile in un modello causale basato su principi inconcepibili solo un secolo fa.
L'arte se ne avvede.
Gli artisti contemporanei hanno riflettuto con dovizia, prendendo vari sentieri, su questi temi: se li sono sentiti addosso.
In un gioco che ha mischiato le carte tra razionalismo e indeterminismo.
Ma tutti, invariabilmente attratti dal fondamento della materia: l'energia.
Antonella Di Renzo è epigona di questa ormai secolare riflessione espressiva che ha preso corpo già con gli "Impressionisti" fino a spargersi lungo il '900.
Quella domanda di conoscenza è ancora attuale?
Sovviene una frase dello scrittore statunitense Don DeLillo:
«Rifletti teneramente sulla verità che non saprai mai, perché questo è il segreto che il sonno custodisce dentro le sue profondità neurali, dentro i suoi stadi, strati e pieghe.»
Penso che la domanda sia ancora attuale.
Lo è nella misura in cui l'invisibile continua a permanere tale.
Solo la forma artistica può suggerirne l'aspetto.
Dunque, c'è ancora spazio per artiste come Antonella Di Renzo.
Uno spazio sconfinato.
Costellato di soglie ancora in attesa di essere attraversate.
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